TEST  perché?

di Roberto De Bellis

dal n° 95 de “ IL NUOVO CALCIO”

 

La normale osservazione della gara non sempre permette di scoprire le lacune dei singoli giocatori. L’analisi visiva non permette, infatti, di valutare le singole capacità condizionali e coordinative. Attraverso i test se ne osserva invece l’andamento, si verificano i progressi o si scoprono i deficit. I risultati emersi rendono possibile la creazione di gruppi di lavoro differenziati, che permettono di esaltare in modo più efficace le singole qualità o lavorare in modo più mirato sulle carenze, migliorando la qualità del processo di allenamento. L’individualizzazione del lavoro, ove possibile, è quindi sinonimo di qualità delle sedute. L’obbiettivo, dunque, è quello di analizzare i vari fattori che influenzano la prestazione, proponendo degli interventi mirati sui singoli atleti. In questo modo si provocano quei processi adattativi di reazione che sviluppano al massimo il rendimento del singolo atleta.

I criteri

I test, oltre a essere selettivi, devono rispondere a criteri scientifici quali: validità attendibilità e oggettività. Bisogna, quindi, essere certi che il test effettuato esplori realmente l’obbiettivo che ci poniamo (validità), che si conosca il grado di precisione (attendibilità) e che sia indipendente da chi esamina e da chi valuta (oggettività). I criteri secondari riguardano principalmente l’attuabilità dei test. Per questioni organizzative devono poter essere realizzati in poco tempo, essere ripetibili nelle stesse condizioni e, in alcuni casi, vanno applicati al gruppo. D’altra parte bisogna considerare che i test non tengono conto della complessità del gioco, ma ne analizzano parte delle componenti. Controllare le qualità del lavoro svolto significa sviluppare al meglio le potenzialità dei singoli elementi, supportando le abilità tecniche con un’adeguata condizione fisica. Il carico di lavoro del giocatore di calcio a cinque è caratterizzato da un susseguirsi di fasi a impegno aerobico e anaerobico. Con tali termini indichiamo le principali vie di trasformazione dell’energia: se o sforzo coinvolge direttamente l’ossigeno (a intensità moderata) o avviene in assenza d’ossigeno producendo, o no, acido lattico. Il calcettista esegue un’attività di tipo esplosivo, con accelerazioni sui 5 metri ripetute e spesso anche nell’arco di un minuto.. I cambi di direzione e gli arresti improvvisi stimolano il sistema neuromuscolare. Una delle caratteristiche fondamentali è dunque quella relativa alla potenza esplosiva degli arti inferiori.

Il periodo

Il momento in cui effettuare i test può variare durante l’arco della stagione, secondo le necessità del calendario, dell’allenatore (informazioni sulla situazione attuale del gruppo o di un giocatore) o del singolo giocatore (sviluppo di una qualità o recupero da un infortunio). Solitamente eseguo la prima batteria di test al raduno e la ripeto alla fine della preparazione estiva, nel mese di dicembre e all’inizio della primavera. I risultati vengono poi comparati con quelli ottenuti nel corso della stagione e in quelli precedenti, soprattutto se ho la fortuna di seguire da tempo alcuni calciatori e, se possibile, anche con quelli dei ragazzi passati a un’altra società. Nella valutazione, oltre a ricercare il miglioramento delle prove che appare scontato, occorre soffermarsi sulla deviazione standard: in altre parole su quanto i risultati si discostano dalla media. Per quanto riguarda l’altezza in un balzo il valore di deviazione standard può essere più o meno 8 centimetri. E’ da considerarsi un ottimo risultato solo l’accorciamento della deviazione standard anche se la media della squadra resta quasi identica.

Test consigliati

Passiamo all’aspetto pratico analizzando i test effettuati a inizio campionato dalla Green Life Verona, formazione militante in serie A1. Per parametro di forza, vale a dire la capacità di accelerazione, di decelerazione, d’arresto improvviso e cambio di direzione, mi avvalgo di un macchinario regolato da microprocessori in grado di determinare l’altezza di volo di un balzo e il tempo di contatto con la superficie. In ogni caso sono consigliate le seguenti prove.

Squat jump,per misurare la forza esplosiva degli arti inferiori (massima potenza sviluppata dagli estensori delle gambe): il giocatore si posiziona con le mani sui fianchi e piega le gambe. Dalla posizione di semi accosciata (190°), senza effettuare contromovimento, in altre parole senza molleggiare, deve saltare il più in alto possibile, evitando di richiamare le gambe indietro o avanti.

Counter mouvement jump (forza esplosiva con riuso elastico, capacità di reclutamento nervoso): partendo con le mani ai fianchi, l’atleta si piega velocemente e compie un balzo verso l’alto. In questo modo si attua il riflesso di stiramento reclutando un maggior numero di unità motorie. L’analisi della forza nei vari periodi segue solitamente una linea crescente con una leggera deflessione a fine preparazione. Il confronto con i calciatori, indica una maggiore capacità di forza in quest’ultimi. Ciò può dipendere oltre che dalla differenza dell’atleta tipo, anche dal numero di sedute e di strutture a disposizione del calciatore.

Potenza anaerobica alattacida (capacità negli sforzi di breve durata): attraverso l’esecuzione del movimento precedente, l’atleta deve compiere il maggior numero di salti in 15’’, cercando di diminuire il più possibile il tempo di contatto con la pedana. Alla fine analizzeremo il numero di balzi effettuati, le varie altezze raggiunte per poi ottenere una media. Aumentando il tempo si osserva la caratteristica di resistenza ai movimenti precedenti (squatj e cmj). I risultati di questo test non sono pubblicati, oltre che per motivi di spazio, perché l’andamento più o meno costante dei balzi varia secondo il somatico dell’atleta e serve per verificare mancanze individuali: regressione dei tempi di volo e di appoggio.

Vo2 max (massimo consumo d’ossigeno attraverso il test di Léger): il massimo consumo d’ossigeno determina la capacità di resistenza di un soggetto, fisiologicamente corrisponde alla massima potenza metabolica che un essere umano può sopportare per lunghi periodi (20’). In termini semplici, possiamo affermare che indica la capacità di correre a basso livello di velocità nell’arco della gara. Su un percorso di 20 metri, con l’ausilio di un segnale sonoro registrato, deve trovarsi sulle linee che indicano la fine della prova nel momento in cui percepisce lo stimolo auditivo. In pratica, l’atleta farà la spola tra le due linee regolando il rimodella corsa in base al segnale sonoro. La velocità aumenterà progressivamente di 0,5 Km/h ogni minuto. Il test termina quando l’atleta non è più in grado di raggiungere puntualmente la linea. Sono ammessi uno o due errori. Le valutazioni generali sono effettuate rilevando il minuto di fermata e determinando il consumo massimo relativo d’ossigeno mediante l’utilizzo delle tabelle realizzate da Léger . Analizzando i risultati ci accorgiamo che non vi sono grosse differenze tra il vo2 max del calciatore e del giocatore di calcio a cinque.

Reazione a stimolo visivo ( velocità di reazione): si analizza la capacità di reagire velocemente di fronte a uno stimolo. L’atleta è posto in un sistema a fotocellule collegato a computer e gli viene chiesto di scattare il più velocemente possibile non appena il video si illumina. In questo modo si verifica la reazione allo stimolo visivo analizzando il tempo che intercorre tra il segnale e la reazione.Maggiore sarà la fase di latenza, vale a dire il periodo che intercorre tra il segnale che da il via al movimento e lo scatto e minore sarà la capacità di reazione. La distanza da compiere è di 10 metri e la prova si utilizza per verificare la capacità di accelerazione.Solitamente confronto le partenze con stimolo conosciuto con quelle classiche in cui il via è dato dall’atleta non appena stacca il piede da terra, in questo modo si ha una visione totale delle caratteristiche dell’individuo.Il confronto con atleti di massima serie di calcio a 11 ci indica una maggiore capacità di reazione nel calcettista. Questo può essere dovuto sia alla maggiore reattività del terreno di gioco sia all’allenamento inserito nella tipologia di gioco del calcetto, dove la velocità cognitiva è più stimolata.

Resistenza alla velocità (test Marella): si rileva attraverso l’analisi di 11 ripetute sui 10 metri , l’andamento della velocità e del carico di lavoro analizzando il tempo e la frequenza cardiaca. In questo modo possiamo verificare anche se vi è una riduzione di velocità durante le prove o della capacità di recupero fra le stesse. In questo modo esaminiamo la capacità del soggetto di recuperare uno sforzo massimale e di mantenere ritmi elevati in gara. Si fanno compiere 11 ripetute sui 10 metri dotando l’atleta di cardiofrequenzimetro e rilevando i tempi con delle fotocellule. Il tempo di recupero tra le varie prove è di 15’’ e, prima della partenza e alla fine d’ogni ripetizione, è annotata la frequenza cardiaca. Il test originale, creato da Mario Marella, era sui 20 metri, ma, come da lui confermato, si è visto che è una distanza non abituale al calcettista e per questo motivo è stata dimezzata. In questo caso non pubblichiamo la media dei valori perché il test serve a controllare individualmente il singolo giocatore. Si possono riscontrare carenze nei recuperi tra una prova e l’altra, riduzioni della velocità con l’aumentare delle ripetute o degli sbalzi della stessa che indicano pause, con peggioramento di tempi, durante le prove. A questi test solitamente affianco delle analisi sulla concentrazione del lattato nel sangue durante allenamenti con la palla e gare simulate. Questo serve per offrire all’allenatore la possibilità di quantificare determinate esercitazioni al fine di valutare il carico di allenamento della parte tecnica e poi adeguarlo di conseguenza secondo i risultati che intende ottenere.