Possono essere: di piede, di corpo, di direzione e sono innumerevoli; in ogni caso la sostanza è sempre la stessa, far muovere l’avversario.
- Successivamente al movimento di inganno, ovvero alla “finta”, se l’avversario entra sul pallone con l’intento di impossessarsene, il dribblatore deve spostare il pallone un attimo prima che venga toccato dall’altro, in una direzione che sia per lui conveniente per scattare e sia contemporaneamente sconveniente per l’altro. In altre parole, il movimento intenzionale che si esprime nello scatto col pallone deve cogliere di sorpresa l’avversario, anche per una minima frazione di tempo.
Riassumendo, dribblare consiste:
- nel fare un movimento di inganno,
- aspettare il movimento in cui l’avversario si muove, “abbocca”,
- eseguire il movimento intenzionale e scattare nella direzione che consente di cogliere l’avversario sbilanciato e in controtempo e quindi ci permette di scartarlo.
Ma se l’avversario non “abbocca”? L’avversario può non credere alla finta e rimanere fermo o addirittura, può egli stesso fare una finta per simulare di avere creduto nella finta. A questo punto il dribblatore deve accorgersi delle intenzioni dell’avversario e non fare il dribbling. In questa evenienza, egli deve tentare una nuova finta o addirittura scattare proprio nella direzione della prima finta.