PREPARAZIONE

I SALVACAVIGLIE

UN’ALTA PERCENTUALE DI ATLETI HA SUBITO ALMENO UNA VOLTA UNA DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA. TALI LESIONI, MOLTO COMUNI, RAPPRESENTANO CIRCA IL 25% DEI TRAUMI SPORTIVI. LE SOLLECITAZIONI DATE DALLA DISCIPLINA, CON FREQUENTI CAMBI DI DIREZIONE E ARRESTI IMPROVVISI, FANNO INSORGERE I RISCHI DI TRAUMI NELL’ARTICOLAZIONE.

 

di Roberto De Bellis

dal n° 96 de “ IL NUOVO CALCIO”

 

La caviglia svolge numerose funzioni fondamentali per la postura e la deambulazione. Questo complesso articolare è però sottoposto a sollecitazioni di varia entità che raggiungono gradi d’intensità elevata durante l’attività agonistica. Con il termine caviglia s’intende quindi una struttura autonomo funzionale che comprende la parte terminale della tibia e del perone con l’astragalo al centro delle articolazioni prossimali tibio-astragalica e peroneo-astragalica, e distali come la sottoastragalica e la mediotarsica.

L’articolazione tibio-tarsica è stabilizzata da tre legamenti laterali: peroneo-astragalico anteriore e posteriore e peroneo-calcaneale e da uno mediale, vale a dire il deltoideo. La stabilità della caviglia dipende dalla posizione neutra dell’articolazione e dall’equilibrio di quelle prossimali e distali. La stabilità meccanica è influenzata anche dall’equilibrio degli stabilizzatori dinamici, in altre parole i muscoli. Occorre rilevare che i legamenti non sono elementi anatomici inerti, ma la sede dei recettori propriocettivo che emettono vari segnali provocando un’azione riflessa muscolare in grado di modificare il movimento.

La propriocettività rappresenta,infatti, il grado di controllo della stabilità delle strutture articolari. La sua funzione è di programmare a livello neuromotorio tutte le forme di adattamento ai vari stimoli, percependo le informazioni derivanti dalla posizione del piede e dagli stimoli esterni che derivano dal terreno e dalla palla. La caviglia ha dunque un controllo intelligente, con una successione continua di dati e ordini che hanno come centralina di scambio questa struttura. Alla luce delle attuali conoscenze possiamo classificarli secondo ruoli e funzioni ben precise.

Movimento articolare: corpuscoli di Pacini e terminazioni di Ruffini.

Posizione articolare: terminazioni di Ruffini

Tensione legamentosa: organuli del Golgi.

Trovandoci di fronte ad un infortunio occorre avere una diagnosi effettuata da personale qualificato. L’errore più frequente è quello di non dare importanza a questa patologia sottovalutandola o curandola in maniera scorretta. Risulta fondamentale analizzare il tutto con attenzione e con un iter riabilitativo personalizzato, in base alle caratteristiche dell’infortunio dell’atleta. Nel caso della caviglia vi sono delle tappe da seguire per un lavoro qualitativo. Alla riduzione dei processi infiammatori e alla successiva guarigione della lesione, fa seguito il recupero funzionale dell’articolazione della caviglia. L’iter riabilitativo prevede il recupero meccanico, vale a dire del movimento, e quello sensoriale che riguarda il senso di posizione e di controllo.

 Prevenzione e cura

La ginnastica propriocettivo ha lo scopo di allenare i recettori analizzati precedentemente. Le lesioni capsulo-legamentose, o i traumi on genere, provocano un’alterazione dei segnali emessi dai recettori, con conseguente sensazione di insicurezza da parte dell’atleta. Si crea una perturbazione di segnali dei recettori nervosi predisposti alla posizione. Questi recettori sono fondamentali per la conoscenza della posizione del piede durante la deambulazione o la corsa. L’instabilità funzionale, cioè lo squilibrio della risposta muscolare riflessa, provoca ripetute ricadute causate appunto da un non controllo ottimale del piede. Occorre lavorare per restituire stabilità e forza alla caviglia. Esercitazioni semplici che richiedono poco tempo ma spesso sono ignorate o sottovalutate, permettono di eliminare questo senso d’insicurezza. Tali esercitazioni oltre a coinvolgere la propriocezione attivano o stimolano la coordinazione muscolare intesa come la capacità di controllare l’azione motoria intervenendo sui vari parametri: forza, potenza resistenza…

Gli obbiettivi di queste esercitazioni sono progressivi e graduali. Il primo passo consiste nel recupero della consapevolezza della posizione e del movimento,successivamente si recupera l’azione muscolare coordinata passando pio ai gesti atletici specifici a ai miglioramenti della risposta posturale e d’equilibrio. La prima fase si ottiene rieducando i recettori nervosi della caviglia grazie a dei piani instabili che sono mossi dal piede. I recettori avvertono la posizione instabile e stimolano il controllo  riflesso della muscolatura che si adatta alla nuova posizione modificando l’appoggio. Tali esercitazioni vanno eseguite prima da seduti, poi con entrambi i piedi e infine con uno solo. La costante ricerca di nuovi adattamenti si provoca con tavolette di scarico: cioè con dei piani della grandezza del piede o più grandi che avendo alla base una semisfera possono essere mossi in ogni direzione. Potete crearvi queste tavole di lavoro tagliando a varie altezze delle sfere, ad esempio delle palline da tennis, e incollandole su un piano delle dimensioni del piede.

Se siete reduci da un infortunio iniziate a svolgere gli esercizi di scarico da seduti, ricercando lentamente il movimento. Durante l’esecuzione cercate di non guardare il piede e provate a immaginare la sua posizione. In un secondo tempo passate a delle esercitazioni in appoggio, a piedi scalzi, per stimolare i recettori, eseguendo vari tipi di andature: camminate sui talloni, sulle punte, eseguendo delle rullate o su vari tipi di suolo a occhi chiusi (tappeto, tappeto mosso, carta…), in salita e discesa.

Nella terza fase passate all’esecuzione di saltelli, corda e piccoli salti laterali, skip per il controllo degli appoggi e la ricerca della coordinazione esecutiva. Mantenete le esercitazioni di equilibrio durante tutti i periodi. Per ciò che concerne la forza, occorre rilevare che la caviglia non è provvista di muscoli propri ma vi sono solo tendini che dalla gamba s’inserzionano al piede. Risulta utile allenarsi con gli elastici da palestra, infilando la punta del piede in un elastico e tirando in direzione del ginocchio, ruotando prima verso l’esterno e poi verso l’interno e in avanti, cambiando ogni volta la disposizione dell’elastico. Eseguite 3 serie da 12 ripetizioni per ogni esercizio con un recupero di circa un minuto.

Le esercitazioni propriocettivo svolgono un importante funzione preventiva diminuendo notevolmente la possibilità di infortuni e di ricadute. Queste esercitazioni possono essere svolte dagli atleti anche durante gli allenamenti o seguendo dei piani di lavoro individuali. Occorre ricordare che un miglioramento di questa capacità incide notevolmente anche sotto l’aspetto tecnico, perché provoca una sensibilizzazione migliore con un aumento del controllo e dell’esecuzione di gesti specifici.

 

 

Redatto il 21/08/2002