Ci sono due tipi fondamentali di rilanci:
- i rilanci con le mani,
- il rilancio con i piedi.
I rilanci con le mani.
La fase dell'impostazione con le mani divide abbastanza nettamente il mondo del calcio da quello del calcio a cinque. L'impostazione calcistica con le mani segue sempre una parata e si propone quasi esclusivamente come fase di avviamento del gioco. Nel calcio a cinque si tratta invece di una rimessa che può seguire una parata ma anche una conclusione finita a fondo campo, proponendosi come semplice avviamento ma in molti casi anche come assist finale per una conclusione a rete. La scissione tra i due possibili risultati dipende in primo luogo dalla soluzione tattica proposta dalla squadra avversaria: un rapido rientro nella propria metà campo garantisce infatti una rimessa con visuale e compagni liberi; viceversa, una scelta di pressing a tutto campo causa una riduzione sensibile di spazi e visuale, con l'ovvia difficoltà nell'avviamento all'azione di gioco, ma anche con la citata possibilità di un risultato decisivo. In tale situazione sono attuabili due diverse soluzioni, nelle quali conta non poco la capacità del portiere di leggere il momento di gioco:
a) soluzione di rimessa rallentata, in situazioni dove, a pallone fuori dal campo, al pronto schieramento avversario corrisponde un'organizzazione ancora precaria della propria squadra, per cui il portiere deve essere abile a ritardare il possesso del pallone per agevolare la sistemazione tattica dei compagni.
b) Soluzione di rimessa veloce, in situazioni dove, a pallone bloccato o fuori campo ( tuttavia nelle vicinanze), è invece la propria squadra ad essere pronta alla ripartenza, contro avversari all'opposto momentaneamente impreparati, per cui il portiere deve accelerare la rimessa e con essa la scelta dello spazio/giocatore funzionalmente più vantaggioso.
Il rilancio con i piedi.
Gli anni Ottanta del calcio a cinque erano garanzia di una totale libertà per l'impostazione di gioco con i piedi da parte del portiere, privato di ogni limite di tocco, di spazio e di tempo; i recenti regolamenti ne hanno invece gradualmente condizionato il raggio di coinvolgimento nell'azione, estendendo i quattro secondi per il possesso del pallone a tutto campo, e fissando l'obbligo di superare la metà campo o del tocco dell'avversario per riottenere indietro il passaggio del compagno. Se tutto questo ha portato ad un calo quantitativo della partecipazione del portiere all'azione, é altresì vero che si assiste oggi ad una maggiore richiesta qualitativa, in quanto l'evoluzione tattico/atletica del nostro sport ha condotto a pressing asfissianti e spazi/tempi sempre più ridotti, e quindi alla conseguente necessità di un portiere capace di costruire gioco e gestire al meglio il pallone in queste situazioni di gioco.
Per l'impostazione con i piedi intendiamo far riferimento a due differenti fasi di gioco, qui rispettivamente definite fase difensiva e fase offensiva per l'organizzazione dell'azione.
a) Impostazione difensiva. La fase di impostazione difensiva viene così definita perché coinvolge il portiere nella zona della propria area di rigore, in quelle situazioni in cui il compagno, pressato dall'avversario e privo di altri appoggi, trova l'unica forma di difesa in un passaggio a ritroso verso il portiere. Il pallone tra i piedi generalmente permette al portiere una scelta tra tre tipi di passaggio:
- un passaggio laterale rasoterra eseguito ad breve distanza per un compagno che si é liberato dalla marcatura avversaria: ha il pregio della sicurezza per la corta traiettoria; ha il difetto della possibile limitazione di gioco per il compagno ricevente, che di fatto si può trovare chiuso in un angolo dall'avversario, impossibilitato a rigiocare il pallone con il portiere.
- un passaggio centrale rasoterra, eseguito a media distanza (di solito verso la metà campo) per un compagno che si è guadagnato un certo anticipo sull'avversario: ha il pregio della verticalizzazione dell'azione, unita ad una certa facilità di controllo per il compagno ricevente; ha il difetto di una elevata componente di rischio, nel senso che di tale facilità di controllo, in caso di errore o incomprensione con il compagno ricevente, potrebbe avvantaggiarsi il giocatore avversario, in una posizione ideale per puntare rapidamente verso la porta. Occorre così utilizzare tale passaggio nella massima condizione di sicurezza, vale a dire quando il compagno abbia acquisito un anticipo di qualche metro e con un evidente spazio in cui imbucare il pallone.
- un passaggio in lancio lungo, eseguito nei casi di pressing alto avversario, diretto verso il compagno più avanzato utilizzando una parabola alta: ha il pregio di essere indirizzato verso una zona decisiva quale la tre/quarti opposta e di farlo inoltre attraverso un basso tasso di rischio che prevede eventuali intercettazioni solamente lontano dalla porta, con un pallone oltretutto di non facile controllo; ha il difetto proprio in questa difficoltà di controllo, riferita quindi anche al compagno ricevente che deve così portare a terra una traiettoria alta con abilità ed estrema rapidità.
Le situazioni appena presentate dipendono tutte dall'abilità del portiere nel gioco con i piedi, per cui una appropriata sensibilità di tocco significa garanzia potenziale per una efficace riuscita dell'azione. Sia per il portiere più abile con i piedi che per il meno predisposto, è da ritenersi ugualmente fondamentale l'approccio mentale nei confronti di tale situazione di gioco. "Pensare prima che arrivi il pallone", questa è la regola: il che vuol dire anticipare mentalmente la giocata da eseguire, e quindi sapere già un attimo prima cosa fare con il pallone.
Redatto il 29/08/2002